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Castello di Casotto

Castello di Casotto


IndirizzoIndirizzo: Località Casotto

Apertura

Il Castello di Casotto riapre al pubblico il mercoledì ed il venerdì pomeriggio dalle ore 14,30 e il sabato e la domenica dalle ore 10,00. E' OBBLIGATORIA la prenotazione telefonica entro le h 17.00 del giorno precedente. Possibilità di visite guidate al di fuori degli orari indicati per gruppi. Per informazioni e prenotazioni telefonare ai seguenti numeri: 347 8386179 oppure 347 6327959

 

Tariffe

8,00 € intero

6,00 € over 65

Gratuito bambini dal 2010 in poi

 

Informazioni

Come altri castelli piemontesi anche quello di Casotto ebbe un'origine non militare.

Agli inizi fu infatti una Certosa, la prima in Italia. Venne fondata nel secolo XI, forse dallo stesso San Bruno che veniva dalla Grande Chartreuse presso Grenoble per andare a Roma.

Solo nel 1800, dopo le spoliazioni napoleoniche, fu acquistata dai Savoia e trasformata in castello di caccia.

Una serie di recenti campagne di scavo condotte dall'Università di Torino ha riportato alla luce le fondamenta dell'originaria Certosa e di un successivo ampliamento quattrocentesco.

Fra gli eremiti che costituirono il nucleo originario dei certosini che in principio vivevano in piccole capanne (otto in tutto, da cui forse "case-otto" cioè Casotto) ci fu il beato garessino Guglielmo Fenoglio.

Nel 1858 la principessa Clotilde vi ricevette la notizia che doveva andare in sposa a Gerolamo Bonaparte, detto "Plon Plon", il cugino di Napoleone III: fu un matrimonio dettato dalla ragion di Stato e voluto da Cavour per ottenere l'alleanza con la Francia nella seconda guerra d'indipendenza.

Il castello di Casotto, che fu tra i preferiti del Re Vittorio Emanuele II per le battute di caccia, attualmente è di proprietà della Regione Piemonte che ne curerà il restauro e la ristrutturazione architettonica.

 

I Savoia

Quando Casa Savoia comperò quello che restava dell'antica Certosa, la prima cosa da farsi fu una potente opera di ricostruzione. Purtroppo non fu toccata, in questo lavoro, la parte riguardante il monastero vero e proprio che, già lungamente provato dal tempo e dai saccheggi, andò presto in rovina.

Fu invece rimessa a nuovo la zona antistante: cappella e foresteria, ancor oggi visitabili.

Il Castello rimase proprietà della famiglia reale dall'anno 1837 al 1881, data in cui venne venduto a privati.

Carlo Alberto iniziò dunque quest'opera di adattamento a castello di caccia e residenza estiva, ma chi ne fece vero uso fu il suo successore Vittorio Emanuele II con i suoi cinque figli: Maria Clotilde, Umberto (principe ereditario), Amedeo (Duca d'Aosta e poi Re di Spagna), Oddone e Maria Pia (futura Regina del Portogallo).

Essi rimasero, ancor giovanissimi, orfani della madre e, sotto la guida amorosa della primogenita Maria Clotilde, trascorsero a Casotto molta parte delle loro vacanze di giovinetti.

Nelle numerose vacanze di caccia il Re galantuomo, che qui vuol essere ricordato come un amante della natura, della caccia, del buon vino e della vita semplice tra gli uomini della montagna, venne spesso accompagnato da "La bela Rosin", la donna di umili origini che egli sposò prima religiosamente e poi morganaticamente.

La permanenza dei Savoia al Castello di Casotto copre un arco di poco più di quarant'anni, ma è tra le sue mura che maturò uno degli episodi più noti della storia patria e che fece di Maria Clotilde una delle più belle figure del nostro Risorgimento. Dalla madre ereditò una grande dolcezza ed una pura devozione religiosa.

A soli dodici anni, rimasta orfana, sebbene ricadessero sulle sue giovani spalle la responsabilità dell'educazione dei fratelli minori e la fatica di essere la prima donna di corte, seppe assolvere anche i più gravosi compiti con serenità e grande maturità. Clotilde ha lasciato un diario in cui, in lingua francese, in un periodo molto importante per la storia italiana e di Casotto, annotava tutti gli avvenimenti delle sue giornate, anche i più banali. Questo suo scritto è stato di grande utilità nella ricostruzione della vita che si svolgeva al Castello e soprattutto dei pensieri e dei sentimenti della giovane principessa.

 

La visita al castello

Dallo scalone di sinistra si accede all'ampio corridoio che percorre tutto il primo piano (foto 1): lungo le pareti si osserva una vera e propria pinacoteca che raccoglie quadri che i Savoia trasferirono dalla Galleria Daniel del Castello Reale di Torino e dal Castello di Agliè: sono raffigurati personaggi di casa Savoia, della mitologia e della antichità. La camera del Principe ereditario, futuro Re Umberto I, è posta all'estremità dell'ala sinistra; luminosa e soleggiata, è una delle più belle e complete di tutto il Castello. Vi si nota un letto a baldacchino, un servizio di finissima porcellana, il salotto completo in "canneggiato".

L'ampio caminetto è sovrastato da un quadro della Galleria Daniel rappresentante una "Dama con cagnolino". Adiacente si trova la stanza dell'aiutante di campo del Principe, Barone Cavalchini Garofoli. Di qui si accede alla camera della Principessa Maria Clotilde

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